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sabato 1 settembre 2012

L'Eurispes: "In Italia redditi insufficienti per garantire alle famiglie una vita dignitosa"

siamo sempre li perche non dedurre:

da tgcom

I dati elaborati dallo studio del'listituto di ricerca incidano come con la crisi sia drasticamente calato il tenore di vita. Tanto da costringere il 35% dei lavoratori dipendenti a trovarsi una seconda occupazione


18:41 - I redditi di una famiglia-tipo in varie città del Nord, del Centro e del Sud Italia non sono sufficienti a fare fronte alle spese necessarie per condurre una vita dignitosa. Lo mostra uno studio dell'Eurispes che indica come, con la crisi economica, sia cresciuto il divario tra ricchezza reale, redditi dichiarati e tenore di vita delle famiglie italiane. Un differenziale che, soprattutto al Sud, registra livelli significativamente elevati.
L'osservazione dei dati su base regionale, secondo l'Eurispes, pone al primo posto la Puglia, dove lo spread tra ricchezza dichiarata e benessere reale si attesta a 54 punti base, seguita da Sicilia, Campania e Calabria (spread rispettivamente di 53, 51 e 50 punti). Al contrario, lo squilibrio tra entrate e uscite di cassa - indice di una ricchezza familiare "non dichiarata" -, è minore nelle regioni del Centro Nord, in particolare in Valle d'Aosta, Trentino-Alto Adige, Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna dove il differenziale registra valori minimi: rispettivamente di 1, 11, 12, 13 e 16 punti base.

"Se di fronte alla crisi economica e ad una pressione fiscale senza precedenti - sottolinea Gian Maria Fara, Presidente dell'Eurispes - gli italiani non danno ancora vita a manifestazioni spontanee di forte dissenso è solo perché nel Paese è presente un'economia parallela che in mille modi e sotto diverse forme, va ad integrare i redditi delle famiglie. Una sorta di ammortizzatore sociale - prosegue Fara -, per milioni di italiani che sono quotidianamente, insieme e a turno, vittime dell'evasione ed evasori essi stessi".

I DOPPIOLAVORISTIL'Eurispes ha considerato il numero di coloro che esercitano attività in nero a fianco di attività - parziali o a tempo pieno - inserite in un contesto istituzionalizzato e regolarizzato. Quindi, è stato ipotizzato che almeno il 35% dei lavoratori dipendenti sia ormai costretto ad effettuare un doppio lavoro per far quadrare i conti e arrivare alla fine del mese. Questo vuol dire che sono almeno 6 milioni i "doppiolavoristi" tra i dipendenti che, lavorando per circa 4 ore al giorno per 250 giorni, producono annualmente un sommerso di 90.956.250.000 euro.

I CLANDESTINILo stesso calcolo è stato applicato agli immigrati clandestini per i quali si stima un sommerso di 10.500.000.000 euro, e agli immigrati con regolare permesso di soggiorno che lavorano in nero, per i quali si stima un sommerso di 12.000.000.000 euro.

I PENSIONATI ATTIVIIn Italia su un totale di 16,5 milioni pensionati, circa 4,5 milioni hanno un'età compresa tra 40 e 64 anni. Per Eurispes è plausibile ritenere che all'incirca un terzo di essi lavori in nero. A questo terzo si aggiungono altri 820.000 pensionati tra gli ultrasessantacinquenni, ma evidentemente ancora attivi, che vanno a formare, secondo le stime Eurispes, i 2.320.000 di pensionati italiani che producono lavoro sommerso. Ipotizzando che questi 2,3 milioni di individui lavorino per 5 ore al giorno, con un compenso orario medio di 15 euro, si ottiene un volume complessivo pari a 43,5 miliardi di euro.

LE CASALINGHE OCCUPATEAltra categoria che sfugge ai dati ufficiali è rappresentata dalle casalinghe che nel nostro Paese sono almeno 8,5 milioni. Sono numerose le casalinghe che in molti casi, svolgono, al di fuori della famiglia, piccoli lavori (ad esempio, baby bitter o lavori di cura e domestici extra familiari) che sfuggono alle stime e ai conteggi ufficiali. Il loro 18,8%, infatti, svolgerebbe lavori che vanno ad alimentare il sommerso con 24 miliardi di euro.

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